Per mesi ha fatto perdere di sé le stracce, facendo anche girare voci sulla sua morte, ma una volta riapparso in pubblico Kim Jong-un, presidente-dittatore della Corea del Nord, ha fatto subito parlare e polemizzare, vietando il sesso tra adolescenti, definito «un influsso decadente del capitalismo». Secondo due fonti anonime citate da Free Asia, una radio no profit finanziata dal governo americano, il Comitato centrale nordcoreano avrebbe stigmatizzato la crescente «devianza sessuale immorale e sovversiva» tra teenager, emanando una direttiva per punire non solo i ragazzi, ma anche gli insegnanti e i genitori che non vigilano sulla loro «buona condotta».

«Alcuni dei ragazzi e delle ragazze escono con delinquenti, vivono in maniera promiscua e praticano la prostituzione» si legge su un comunicato del Partito. E la colpa sarebbe del «materiale che si scambiano sui dispositivi mobili». Insomma video e pornografia che evidentemente si diffondono nonostante il regime oppressivo e controllore di Pyeongchang. Ma dall’estero arrivano illegalmente film e serie tv, soprattutto in Dvd e chiavette Usb e l’emancipazione femminile e la libertà sessuale si stanno diffondendo nonostante la chiusura praticamente totale delle frontiere e la censura che grava sui 25 milioni di abitanti della Corea del Nord. Il tutto senza però aver fermato la diffusione del Coronavirus, che anche lì ha mietuto molte vittime e costretto alla chiusura delle scuole da metà gennaio. Situazione che avrebbe diffuso di più materiale proibito online. «Siccome i ragazzi non vanno a scuola e sono costretti a stare in casa – il ragionamento dei burocrati di Kim – si approcciano con curiosità ai contenuti impuri e se li passano tra di loro. Per questo c’è un numero crescente di comportamenti immorali».

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